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SULLA PELLE DEI CAMPANI
SI STA GIOCANDO L'ULTIMA
PARTITA DI QUESTO
GOVERNO DEL MALAFFARE.
MA SI STANNO GIOCANDO
ANCHE ENORMI INTERESSI
ECONOMICI:
CHI SI ACCAPARRERA' L'AFFARE SPAZZATURA,RICICLAGGIO E ELIMINAZIONE TRAMITE BRUCIATORI... ETC. ETC. ....SARA' IN GRADO DI MANOVRARE ENORMI QUANTITA' DI FINANZIAMENTI E POSTI DI LAVORO.
TUTTO SENZA PASSARE PER IL CONTROLLO DEI CITTADINI.
AL CONTRARIO METTENDO GLI UNI CONTRO GLI ALTRI PUR
DI VINCERE LA PARTITA E GLI APPALTI.
ANCORA OGGI I PEGGIORI RIFIUTI VENGONO SPEDITI DAL NORD
A SUD DAL NORD SOPRATUTTO IN CAMPANIA.. DOVE INQUINANO
E DISTRUGGONO L'AMBIENTE,LA PICCOLA ECONOMIA AGRICOLA,
GLI ALLEVAMENTI, ILTURISMO, LE SPIAGGIEE LA VITA
STESSA DEI NAPOLETANI E DEI CAMPANI.
IN ATTESA CHE NUOVI SISTEMI SIANO APPRONTATI PER
LA DIFFERENZIAZIONE E IL RICICLAGGIO DA CONCLUDERE,
POI CON L' INCENERIMENTO DEI RESIDUI NON UTILIZZABILI.
E' UNA PARTITA CHE VALE MILIARDI: e chi se ne frega
se Napoli e la sua gente appare in disfacimento
agli occhi del mondo.
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dal racconto di un mio contatto Alessandro Iodice:
Sabato scorso con un gruppo di trenta persone siamo stati al "Centro Riciclo Vedelago TV - Li ho appreso la notizia dei rifiuti di ogni tipo portati a Terzigno provenienti dal nord.
Noi del M5S del Lago di Garda stiamo muovendoci per dare la massima informazione ai cittadini che la parola SPAZZATURA, d'ora in poi venga sostituita con la parola "RISORSA".
Detto questo:
Sicuramente gli "addetti all’informazione" sanno che da molto di tempo e in molti paesi nel mondo, è in uso il sistema del “Riciclo totale della spazzatura” dove tutti i materiali di scarto, civili e industriali vengono portati in questi centri e distribuiti nelle industrie che vengono rilavorate.Con questo metodo a Vedelago (TV) la signora Carla Poli, con molto coraggio, ha messo su un’azienda con il riciclo del 99% della spazzatura con svantaggi ZERO e solo VANTAGGI di 80 tonnellate giurnaliere di monnezza, su bacino di utenza di oltre 1 milone di abitanti consorziati.
Il risultato?
1. nella propria azienda da lavoro a un centinaio di persone.
2. quasi mille sono le persone lavorano nell’indotto.
3. i cittadini civili pagano poco lo smaltimento dei rifiuti.
4. le piccole, medie e grande industrie sono avvantaggiate risparmiando sullo smaltimento.
5. non viene bruciato niente, ciò contribuisce a migliorare l’aria senza inquinamento ulteriore.
6. i costi di questi impianti ammontano a pochi milioni di euro rispetto agli inceneritori inquinanti che ne costano centinaia.
7. e cosa da non sottovalutare, tutti i recuperi di materiali vengono dati, a fonderie, cartiere, trasformatori di plastica, e addirittura all’edilizia, con vantaggi che le lascio immaginare per tutte le aziende che collaborano a questo tipo di progetto.
Perché nessuno ne parla?
Non so il motivo e il perché no se parla, ma di sicuro non si vuole fare una vera politica di pulizia.
E per pulizia intendo quella di pulire le CORRUZIONI, INTRALLAZZI e CORRUTTORI che ci governano, che di questo passo ci porteranno a far parte della Grecia e portarci a livello di paese sottosviluppato.
Su quanto vi consiglio di guardare questo video che renderà chiaro il concetto
“Spezzatura Una Vera Risorsa”:
http://www.youtube.com/watch?v=z4vesixNNIY

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CASO CARFAGNA"La misura era colma, non cederò torno indietro solo se Silvio mi ascolta" La rabbia del ministro per le pari opportunità: partito allo sbando, nelle regioni sistemi dittatoriali. "Il Cavaliere dice la cosa giusta: mi sono sempre comportata da signora"di MASSIMO GIANNINI
Un partito "allo sbando". A metà strada tra i "comitati d'affari" e le "bande di potere". Questo è oggi il Pdl.
Lo è a livello locale, dove comandano "pochi capi con metodi dittatoriali". Lo è a livello nazionale, dove l'unico capo, Silvio Berlusconi, non sa più comandare. Su questo abisso, politico e morale, ha aperto una finestra Mara Carfagna. Con l'annuncio delle sue dimissioni, mostra agli italiani la nudità del potere e, di riflesso, la caducità del governo.
Nonostante gli attacchi dei nemici, nonostante le pressioni degli amici, il ministro delle Pari Opportunità va avanti per la sua strada: "Non posso cedere - dice - è una questione di dignità".
Sono ore difficili, per la donna che più di ogni altra ha incarnato a suo tempo l'archetipo femminile del berlusconismo, e che più di ogni altra in questi due anni è riuscita ad affrancarsene. La sua censura contro il Popolo della Libertà non poteva essere più fragorosa. La sua rottura con Berlusconi non poteva essere più pericolosa. Ma la Carfagna non è affatto pentita. "La misura era colma. Ho fatto la mia scelta, e sono obbligata ad andare avanti. Quale sarebbe l'alternativa? Vivacchiare, facendo finta di niente? No, mi dispiace, non mi interessa...". Dunque, nessuna retromarcia, almeno per adesso. Nemmeno di fronte al ramoscello d'ulivo che ieri gli ha porto il "collega" La Russa, durante una lunga telefonata nella
quale ha addirittura ammesso "l'errore di questi mesi, cioè aver lasciato tutte le leve del partito nelle mani di Verdini". "È vero - chiarisce il ministro - Ignazio mi ha assicurato che tenterà tutte le strade per ricucire lo strappo. Ne prendo atto, e aspetto segnali concreti. Sono pronta a tornare sui miei passi, ma solo a condizione che si affrontino seriamente le questioni che ho posto". Berlusconi che la liquida come "la signora Carfagna" non è un buon segnale. Ma lei non si sbilancia: "Il presidente non lo interpreto. È stato criptico, ma ha detto la cosa giusta: mi sono sempre comportata da signora, anche in questa vicenda".
Sono due le "questioni" sul tappeto, così come la Carfagna le riassume, dopo averle spiegate e rispiegate da un anno e mezzo, "anche in modo accorato e a tutti i livelli", e sia pure senza coinvolgere il presidente del Consiglio "se non in quest'ultimo mese". La prima questione riguarda i rifiuti. "A Salerno c'è il rischio che il termovalorizzatore non si faccia, a causa dello scontro tra Comune e Provincia. Sarebbe un danno enorme per quell'area. Per questo all'ultimo Consiglio dei ministri ho proposto di affidare le procedure a un commissario, nella persona del presidente della Regione Caldoro". Ma si sono ribellati Cosentino e Cesaro, i veri ras del partito in Campania, che prosperano sul torbido business dei rifiuti. Di qui la battaglia della Carfagna "per la legalità". Di qui la sua denuncia sulle "bande di potere che stanno distruggendo il partito". "Su questo primo punto non scendo a compromessi. In Campania ci ho messo la faccia, con quei 58 mila voti presi alle regionali. Voglio essere a posto con la mia coscienza: se salta il termovalorizzatore, c'è il pericolo che anche Salerno, dopo Napoli, finisca sommersa dai rifiuti...". Dunque, sui rifiuti la Carfagna non farà retromarce, in assenza di segnali inequivoci dal vertice del partito.
La seconda questione posta dal ministro chiama in causa la "natura" del Pdl. "Io non sto facendo una battaglia contro il partito, ma il fatto è che rischia di esploderci in mano. Io mi batto per un partito vero, autenticamente liberale e democratico, e non usato come uno strumento di potere a vantaggio di pochi capi locali che fanno il bello e il cattivo tempo. Perché questo è l'andazzo. A livello regionale e provinciale, il partito è governato con sistemi dittatoriali. Ed è chiaro che su questo c'è stata una sottovalutazione, se non un avallo, a livello nazionale...". La Carfagna parla di cose vissute in prima persona. Ai suoi racconta spesso di come, in questi mesi, non sia stata neanche invitata alle riunioni dei parlamentari campani. Di come, qualche volta, siano state addirittura "sostituite le date delle convocazioni via Internet". Di come a Salerno sia stata costretta ad aprire una segreteria politica a sue spese, perché il partito non le ha messo a disposizione nulla. Verdini le ha chiesto: "Mara, cosa vuoi? Più uomini in giunta? Io te li do...". Senza capire che il suo problema non è questo. "Io voglio prima di tutto rispetto. Voglio che le cose che dico siano ascoltate. E invece vengo delegittimata. Perché ci sono altri che "contano". Perché sono donna, e vorrei vedere cosa sarebbe accaduto se le stesse questioni le avesse sollevate un uomo...". Ma questo, oggi, è il Pdl. "A me non sta bene. La guerra per bande non porta da nessuna parte. È ora di "normalizzare" la vita del partito".
Se il Cavaliere ascolterà, lei è anche pronta a rientrare nei ranghi. "Non voglio la rottura a tutti i costi. Sono disponibile a ricucire, purché però arrivino risposte concrete". E queste risposte, ormai, le può e le deve pronunciare solo il premier, e nessun altro. "Vedremo. Io sono scesa in politica con Berlusconi, e sono diventata parlamentare e ministro grazie a lui. Per questo ho annunciato che voterò la fiducia il 14 dicembre. Ma a questo punto Berlusconi deve dare un segnale chiaro e forte. Sul governo lo sta già facendo. Ora tocca al partito, che ne ha altrettanto bisogno...". C'è chi pensa che il ministro abbia in testa un aut aut, da porre al Cavaliere: o io, o Cosentino. Lei non lo dice espressamente. È chiaro che il taglio netto di questo nodo gordiano in Campania risolverebbe tutti i problemi. Ma è altrettanto chiaro che il premier non può sottrarsi al potere di ricatto che questo "cacicco", inquisito per camorra, esercita su di lui e sul suo partito. Dunque, tagliare il nodo non sarà facile. Ma proprio per questo la Carfagna non cede, almeno per adesso. Certo è amareggiata sul piano personale: per gli attacchi che subisce per i suoi rapporti con Italo Bocchino ("l'amicizia viene prima della politica", dice) e per le volgarità che patisce da gente come la Mussolini ("A lei non rispondo più, non vale la pena", aggiunge). Ma è anche preoccupata sul piano politico: se continua così, "il Pdl si sfascia, perde consensi, in Campania rischia di perdere le prossime elezioni amministrative". E sarebbe sbagliato anche illudersi che l'unico fronte di guerra sia solo la Campania. "Il malessere è ben più diffuso. Basta parlare con tanti nostri parlamentari, per rendersene conto".
Ma a proposito della sua regione, il ministro delle Pari Opportunità ci tiene a chiarire un ultimo aspetto, che riguarda il suo prossimo futuro, la sua ipotizzata candidatura a sindaco di Napoli, il suo passaggio ipotetico nelle file di Fli o di Forza del Sud. "Non sono candidata a nulla, in questo momento. Non sto per trasmigrare da nessuna parte, meno che mai in Futuro e Libertà. Ho annunciato che mi dimetto da tutti gli incarichi proprio per questo. Io non tradisco nessuno. Ma a questo punto non voglio esser più tradita dal partito nel quale ho militato, e nel quale ho creduto".
m.giannini@repubblica.it
(22 novembre 2010) © Riproduzione riservata
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Mara Carfagna e la sua parabola politica
21 novembre 2010 — ALMA
Chiedo scusa alla Carfagna.
Troppe volte si è indugiato sui motivi della sua folgorante carriera politica.
“Bocchino” è la password del suo successo politico.
Ma ora si parla del noto deputato, l’uomo più inviso al PDL, quello che ha sensibilizzato la Carfagna ad assumere determinate posizioni questa volta solo politiche.
La fuga della Carfagna è proprio la fine di B.
Il tradimento di un Bocchino ha allontanato la donna che per le stesse ragioni si era avvicinata.Il significato è catarchico.
Ma nella metamorfosi della Carfagna esiste un’altra password: Paola Concia deputata PD, unica omosessuale dichiarata presente in Parlamento. Una donna che è un vulcano.
Paola Concia è stata folgorata dalla Carfagna in occasione della visita al Quirinale dove la stessa ha pubblicamente chiesto scusa per i suoi trascorsi omofobici.
Nacque un amore platonico tra la Concia e la Carfagna.
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Mara Carfagna: 'Chiedo scusa al mondo gay. Avevo un pregiudizio'
15:13 mar 18 maggio 2010 18 Commenti Share 'Consentitemi un pensiero particolare all'onorevole Anna Paola Concia alla quale sono grata per l'impegno e la delicatezza che ha speso per farmi conoscere la ricchezza del mondo associativo qui presente, con tutte le sue sfumature...', con queste parole il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna ha iniziato il suo discorso ieri al Quirinale in occasione della Giornata contro l'omofobia.
Presenti tante rappresentanti delle associazioni omosessuali, per la prima volta raccolte tutte insieme al Quirinale. Arcigay, Arcilesbica, Circolo Mario Mieli, Di gay project, Mit, Agedo, Famiglie Arcobaleno, I-kan, Rete Lenford, Gaylib.
Se appena insediata la Carfagna si era mostrata ostile alle associazioni omosessuali, ora il ministro sembra aver cambiato rotta. E lo ha dimostrato proprio ieri, davanti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La Carfagna ha così colto l'occasione e ha ringraziato la Concia per averla aiutata 'a sfondare il muro della diffidenza della quale penso di essere stata allo stesso tempo vittima e inconsapevole responsabile, in un passato remoto, ormai ampiamente superato'.
L'onorevole del Pd Paola Concia ha accolto con gioia le parole del ministro. 'Non è usuale che un ministro si scusi, nel nostro Paese - ha affermato la Concia - Effettivamente ben altri ministri in Italia avrebbero motivo di scusarsi con gli italiani. Mara Carfagna lo ha fatto, usando queste belle parole. Lei mi ha sempre ascoltato. Le ho spiegato come andavano le cose nel nostro mondo e lei mi ha seguito'.
L'onorevole del Pd ha poi aggiunto: 'In più occasioni la nostra collaborazione ha portato buoni frutti. Della campagna contro l'omofobia, ad esempio, abbiamo parlato tanto e poi l'ha fatta. Sulla legge contro l'omofobia, della quale sono relatrice, il ministro Carfagna si sta impegnando a lavorare con me. Quando si riesce a lavorare insieme è sempre un bene per tutti. Adesso aspettiamo di ottenere risultati concreti'.
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Anche io voglio chiedere scusa alla Carfagna, contento abbia finalmente scelto il Bocchino giusto.Il mio è un giudizio dettato dall’invidia.
La Carfagna si scusa con il mondo gay: grazie alla Concia ho superato diffidenze
Il ministro: ho capito la vostra ricchezza. La deputata pd: gesto raro
ROMA — Paola Concia ha tirato fuori qualche lacrima: «Il Quirinale. Il presidente della Repubblica, questo presidente: Giorgio Napolitano. Sì, alla fine questa giornata così istituzionale mi ha proprio emozionato». Mara Carfagna è rimasta algida, ministeriale l’accento con il quale ha letto il suo discorso davanti al capo dello Stato. Ma alla fine è stata lei, il ministro delle Pari opportunità, ad emozionare gli animi. A scaldare il clima.