lunedì 19 dicembre 2011

Vi faccio vedere come rosica un Berlusconi

Lopez Marcello
Ma come, aveva sostenuto che l’asta era inutile perchè sarebbe andata deserta. Cioè voleva farci intendere che a Mediaset non interessavano le frequenze, era fuori dai giochi.
E adesso, guarda guarda, salta fuori che gli interessano eccome le frequenze. Solo che voleva regalarsele a spese nostre, senza scucire un soldo. Voleva derubarci per l’ennesima volta, tanto per non usare eufemismi.
Bugiardo e parassita, as usual.


19 dicembre 2011
L’asta annunciata per le frequenze tv non va bene al Cavaliere
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Silvio Berlusconi non l’ha presa bene, anzi. L’annuncio dell’asta per le frequenze tv è per lui una legge ad personam: per questo, scrive Goffredo De’ Marchis, è più disperato di come lo era Monti secondo le sue stesse parole:

«Questa sì che è una legge ad personam, una ritorsione contro di me. Voglio vedere come si attirano gli investimenti stranieri in uno Stato che cambia le regole in corsa». Furibondo, il Cavaliere si sente messo all’angolo sulla materia che gli preme davvero: Mediaset, quindi il patrimonio.
Ma da venerdì ha perso la golden share sul governo proprio nella sfera degli interessi personali. Il voto degli ordini del giorno contro il beauty contest che regalava le frequenze del digitale a Colo-gno Monzese, Rai e Telecom, ha dimostrato che esiste un’altra maggioranza: Pd, Idv, Lega e Udc.
Non servono i voti del Pdl per cambiare gli equilibri nel mercato televisivo.
E le dichiarazioni di Corrado Passera fanno capire che l’esecutivo si prepara a lavorare con questi nuovi numeri per organizzare un’asta.

La principale vittima di una vera competizione per le frequenze, dicono a Palazzo Grazioli, è Mediaset:
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Dario Ferri
La Rai infatti non parteciperà all’asta.
Troppo negativi i conti di Viale Mazzini.
Semmai la tv pubblica ha canali in eccesso, una struttura composta da 11 canali tematici e3 generalisti che appare sovradimensionata.
Prima di comprare potrebbe decidere di vendere. «Siamo entrati nel beauty contest non per una ragione strategica, ma perché c’erano tutti i nostri competitori», spie-gaGiancarlo Leone, vicediretto -re generale della Rai con delega all’intrattenimento ma fino a pochi mesi fa responsabile del digitale.

Di fronte a un’offerta gratuita la Rai non poteva tirarsi indietro. Ma sembra difficile che possa partecipare a una gara investendo risorse che non ha. Telecom può rinunciare perché il suo core business è la telefonia.
A questo punto anche Mediaset sembra destinata al passo indietro.

I suoi bilanci non permettono voli pindarici, la partecipazione a gare reali non fittizie. Con le frequenze gratis invece l’azienda di Berlusconi avrebbe avuto i vantaggi maggiori. Sfuma infatti la possibilità, con un colpo solo, di bloccare l’ingresso di altri concorrenti, di svilupparel’alta definizionecon il multiplex di frequenze e soprattutto di avere in regalo un valore che tra cinque anni, un tempo breve per una grande azienda, si può rivenderea prezzi di mercato.

È un salasso per il Cavaliere:

Paolo Romani, l’ex ministro dello Sviluppo economico cheaveva costruito il beauty contest, fa trapelare l’aria che tira ad Arcore.
«Sono sconcertato perla parole di Passera – dice -. Come si fa a parlare di procedura intollerabile?
Il governo fa un’analisi superficiale della situazione.
E si ricordi che è sostenuto da un partito che ha un’idea precisa sul tema». Minacce? Maurizio Gasparri pronostica il fallimento dell’esecutivo: «Monti pensa di fare cassa con le frequenze?
Auguri.

Sarà sommerso dai ricorsi, che bloccheranno tutto per anni». Sicuramente, farà ricorso Mediaset cercando di metterei bastoni fra le ruote dell’asta.

Se Berlusconi pensava di aver ottenuto garanzie per le sue aziende, adesso si deve ricredere. «Ma non servono garanzie – insiste Gasparri -. Si sono infilati in un ginepraio da cui non usciranno mai.
E lo sanno».